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Sequestrate ai Tamburi oltre 4 chili di sigarette di contrabbando

Zaino in spalla girava a piedi nelle vie del quartiere Tamburi vendendo pacchetti di sigarette di contrabbando. Il particolare non è sfuggito ai militari della Guardia di Finanza di Taranto che hanno tentato di fermare il giovane che però è riuscito a fuggire abbandonando il suo carico.
Le fiamme gialle hanno recuperato lo zaino: all’interno erano nascosti oltre 4 chili di sigarette estere di varie marche prive del sigillo dei Monopoli di Stato.
Le indagini ora dovranno chiarire chi fosse il possessore dello zainetto e soprattutto evitare che in città ritornino il traffico e la vendita delle”bionde” di contrabbando.

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Periti e carabinieri nell’Ilva, ma ancora non c’è lo spegnimento degli impianti

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Sono arrivati all’interno dell’Ilva intorno a mezzogiorno i tecnici incaricati dalla magistratura ionica di sovrintendere allo spegnimento degli impianti. L’esecuzione del sequestro dell’area a caldo e il successivo spegnimento degli impianti non saranno immediati, così come aveva preannunciato il procuratore della Repubblica Franco Sebastio in conferenza stampa. Si tratta di un inizio delle procedure. Insieme ai custodi nominati dal Gip nello stabilimento ci sono anche i carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico. I tecnici sono incaricati dal gip di «avviare le procedure tecniche per il blocco delle specifiche lavorazioni e per lo spegnimento».
I quattro tecnici hanno subito incontrato i dirigenti dello stabilimento per stabilire le procedure di chiusura degli impianti, che richiederanno tempi lunghi. I custodi giudiziari sono stati incaricati di sovrintendere alle procedure, osservando «le prescrizioni a tutela della sicurezza e dell’incolumità pubblica e a tutela dell’integrità degli impianti».
Intanto domattina alle 11 inizieranno gli interrogatori di garanzia per gli otto posti ai domiciliari dal gip Patrizia Todisco nell’ambito dell’inchiesta sul presunto inquinamento ambientale da parte dell’Ilva. Si tratta degli ex presidenti dell’Ilva, Emilio e Nicola Riva (padre e figlio), dell’ex direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso, e dei responsabili dell’area sottoprodotti Ivan Di Maggio e dell’area agglomerato Angelo Cavallo. Il provvedimento restrittivo ha raggiunto anche Salvatore D’Alò, capo delle acciaierie 1 e 2, Salvatore De Felice, già capo area altiforni e attuale direttore del siderurgico dopo le dimissioni di Capogrosso avvenute qualche settimana fa, e Marco Andelmi, responsabile dell’area parchi minerali.
Tutti sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico.

Sequestro Ilva- venerdì la battaglia al Riesame, stop ai blocchi gli operai tornano in fabbrica

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Sono tornati nel siderurgico alle 6,30 di questa mattina i 5mila operai che per due giorni hanno protestato in città bloccando tutte le vie di accesso al capoluogo ionico per dire no alle decisioni della Magistratura tarantina.
Nuove manifestazioni sono previste a partire da lunedì e culmineranno nello stop totale di 24 ore previsto per giovedì, vigilia della battaglia che si terrà al Tribunale del Riesame. Venerdì, infatti, si discuterà il ricorso presentato dai legali dell’Ilva contro il sequestro dell’area a caldo e le otto ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per dirigenti ed ex dirigenti del colosso siderurgico tarantino.
Tutto è iniziato intorno alle 13 di giovedì quando gli operai sono venuti a conoscenza della firma, da parte del Gip presso il Tribunale di Taranto patrizia Todisco, di una ordinanza con la quale si disponeva il sequestro di agglomerati, cokerie, acciaierie, parchi minerali e le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per gli ex presidenti dell’Ilva, Emilio e Nicola Riva (padre e figlio), l’ex direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso, e i responsabili dell’area sottoprodotti Ivan Di Maggio e dell’area agglomerato Angelo Cavallo. Il provvedimento restrittivo ha raggiunto anche Salvatore D’Alò, capo delle acciaierie 1 e 2, Salvatore De Felice, già capo area altiforni e attuale direttore del siderurgico dopo le dimissioni di Capogrosso avvenute qualche settimana fa, e Marco Andelmi, responsabile dell’area parchi minerali.
I sequestri non sono stati ancora eseguiti come ha tenuto a specificare in conferenza stampa il Procuratore della Repubblica ionico Franco Sebastio. «La fase di attuazione del provvedimento – ha detto il Procuratore – non è ancora iniziata per due motivi, sia perché ci saranno richieste al riesame, il cui pronunciamento avverrà a brevissima scadenza e poi perché parliamo di procedure tecniche da adottare che non sono affatto facil». Questi impiantibche sono a ciclo continuo e lavorano a temperature elevatissime, infatti, per essere disattivati hanno bisogno di tecnici all’altezza, di una messa totale in sicurezza e di una graduale disattivazione. «Se si dovessero spegnere di colpo – ha detto Sebastio – accadrebbe un disastro».
Le modalità di un eventuale spegnimento degli impianti verranno poi perfezionate in itinere se si dovesse arrivare alla fase di esecuzione concreta del decreto.
La storia dell’inquinamento del capoluogo ionico ha radici nel passato. La prima sentenza venne emessa ben 30 anni fa. Era il1982 e la Pretura ionica condannò i vertici dell’allora Italsider per la diffusione delle polveri dei parchi minerari. «Da allora in poi c’è stata tutta una serie di procedimenti penali con la caratteristica costante di confluire in sentenze di condanna diventate definitive». A parlarne è ancora il Procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio. «Tutti questi procedimenti penali – ha aggiunto – hanno avuto una particolarità. Più si andava avanti e si approfondivano ulteriori aspetti, più saliva anche il livello qualitativo dei reati contestati».
Le indagini, culminate nella ordinanza di giovedì sono partite tra il 2009 ed il 2010 sulla bene di accertamenti e denunce tra cui anche quella del primo cittadino. Le denunce inserite nel procedimento sono ben 150.
A parlare in conferenza stampa è stato anche Il procuratore generale della Corte di Appello di Lecce Giuseppe Vignola. «il passaggio dall’Italsider all’Ilva ha rappresentato un abbattimento delle emissioni di diossina. Ma non è soltanto con la diossina che oggi stiamo avvelenando Taranto. Ci sono le polveri sottili, i Pm10 e altri agenti patogeni – ha aggiunto – che in alcuni centinaia di casi hanno dato purtroppo quell’esito letale di cui tutti hanno sentito parlare. Vi sono ancora migliaia di persone, all’interno della stessa Ilva, e quindi parliamo degli operai, in nome e per conto della loro salute la Procura della Repubblica è intervenuta. Parliamo anche degli abitanti dei quartieri confinanti, il quartiere Tamburi, o anche che abitano anche in quartieri più lontani dove ci sono ipotesi di inquinamento e di malattie». I periti incaricati dal Gip hanno fornito delle conclusioni terrificanti, ha detto ancora Vignola. «Ci si trovava di fronte a un’azione da interrompere. I magistrati non si trovavano di fronte a un bivio tra lavoro e ambiente, non c’era possibilità di scelta o discrezionalità. Il sequestro era obbligato, non si poteva ignorare la conclusione delle perizie, anche se il provvedimento – ha precisato Vignola – non è stato preso a cuor leggero. I magistrati si sono mossi nella legalità. Non potevano prendere altri provvedimenti in una situazione del genere». Secondo i giudici l’Ilva mentre di giorno rispettava le prescrizioni imposte, di notte le violava. Una tesi confermata dai rilievi fotografici eseguiti per 40 giorni nel corso dell’inchiesta.
Da una parte la magistratura, dall’altra il colosso siderurgico. Al centro i lavoratori. È stato proprio il neo presidente di Ilva Taranto Bruno Ferrante a ribadire le intenzioni dell’azienda di non voler lasciare il capoluogo ionico. «Se c’è disponibilità al confronto Ilva non si sottrae – ha detto – noi siamo sicuri che in questo Paese si possano coniugare ambiente, salute, sicurezza, lavoro e impresa». Ferrante ha poi ribadito «Se potremo lavorare e continueremo a lavorare nello stabilimento di Taranto, assicureremo i livelli occupazionali come già avvenuto in passato».
Dure le critiche per il provvedimento emesso dalla magistratura ionica da parte di Federmeccanica e Federacciai. «Il provvedimento – ha detto il presidente di Federmeccanica, Pier Luigi Ceccardi – desta grandissima preoccupazione in tutti gli imprenditori metalmeccanici e rappresenta un colpo insopportabile non solo per la siderurgia italiana, ma per tutto il manifatturiero nazionale». Condanna unanime anche da Federacciai secondo cui il sequestro è stato disposto da un magistrato «sulla base di opinabili correlazioni tra l’esistenza dell’impianto industriale e la salute». «In Europa – si legge nella nota – vi sono molti impianti come l’Ilva di Taranto. Ovunque istituzioni, imprese, parti sociali hanno lavorato di comune accordo per migliorare l’impatto ambientale e per raggiungere un equilibrio virtuoso tra ambiente e lavoro; così come si è fatto in questi anni per Taranto (…). Mai è avvenuto in Europa che provvedimenti unilaterali della magistratura bloccassero questo processo». Federacciai parla di una distorta ideologia ambientalista che mette in discussione la presenza dell’industria sul territorio.
E la paura della perdita del posto di lavoro non colpisce soltanto i 5mila lavoratori dell’area a caldo. Ce ne sono altrettanti in quella a freddo, 4 o 5 mila nell’indotto più i subfornitori dell’indotto che pagherebbero lo scotto di un eventuale fermo degli impianti. Il governo nazionale, quindi, dovrebbe intervenire con dei provvedimenti a salvaguardia dei livelli occupazionali per circa 15 mila lavoratori.
Quella che ci si appresta a vivere sarà una settimana decisiva per il futuro dello stabilimento ionico, dei lavoratori. Il diritto alla salute resta il caposaldo della magistratura tarantina.

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Pistola giocattolo nascosta in un albero sequestrata dai carabinieri a Massafra

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Trovata una pistola giocattolo a Massafra. I carabinieri della stazione della cittadina in nottata hanno trovato l’arma nascosta in un albero nell’immediata periferia del paese. L’arma, una pistola a salve Kimar completa di 5 cartucce calibro 380 auto, era perfettamente in grado di funzionare. La canna, infatti, era stata modificata artigianalmente. Insieme alla pistola anche il materiale per la pulizia.
L’arma è stata sequestrata, immediatamente sono scattate le indagini per stabilirne la provenienza.

La Guardia di Finanza sequestra a Palagianello 64500 uova in avanzato stato di deterioramento appena arrivate dal napoletano

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Erano destinate alle attività commerciali e dolciare del litorale ionico le 64500 uova in avanzato stato di deterioramento sequestrate nella notte dagli uomini delle Fiamme Gialle del Comando provinciale di Taranto proprio all’uscita della Autostrada A14 nei pressi di Palagianello.
Le uova, provenienti da un’azienda del napoletano, erano state stipate in scatole di cartone chiuse ed in parte in semplici scatoli di cartone aperto. Tutte le confezioni, comunque, erano prive delle obbligatorie indicazioni relative alla tracciabilità e rintracciabilità degli alimenti così come previsto dalla normativa sulla sicurezza dei cibi.
Il conducente del mezzo, tra l’altro, non sarebbe riuscito a giustificare la legittima provenienza della merce.
Le uova sono state sequestrate e ne è stata disposta la distruzione.
Il responsabile dell’azienda campana è stato denunciato per frode in commercio.

Marijuana tra i girasoli, la Polizia sequestra una piantagione di due ettari ad Avetrana

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A quanti passavano distrattamente sembrava una grande e semplice piantagione di girasoli immersa fra gli uliveti e i vigneti nelle campagne di Avetrana. Il tipico intenso odore di cannabis, invece, aveva fatto capire a molti che i girasoli erano solo una copertura allertando così la polizia. Lunedì pomeriggio gli agenti del Commissariato di Manduria hanno sequestrato quella piantagione di canapa indiana di oltre 2 ettari di estensione. Alcune piantine avevano raggiunto i due metri e mezzo di altezza.
Insieme ai poliziotti anche gli uomini del Corpo Forestale dello Stato che hanno confermato la natura e la consistenza delle piante, constatando che la piantagione era dotata di un rudimentale sistema di irrigazione.
Le forze dell’ordine ora stanno accertando l’identità del proprietario del terreno agricolo.

Tariffe raddoppiate per smaltire i rifiuti del Comune di Taranto, truffa da 260mila euro imprenditore massafrese denunciato dalla Finanza

Immagine di repertorio

Avrebbe applicato una tariffa quasi raddoppiata al comune di Taranto per il conferimento dei rifiuti solidi urbani nella discarica di sua proprietà. La truffa, messa in atto da un imprenditore massafrese, è stata scoperta dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della guardia di finanza di Taranto.

L’amministratore della società, secondo gli investigatori, nel 2009 e nel 2010 avrebbe applicato una tariffa maggiore, pari a 92,10 euro per tonnellata, per il conferimento dei rifiuti al posto della tariffa prevista pari a 54,14 euro a tonnellata. Un disegno criminoso, secondo le fiamme gialle, che avrebbe permesso all’imprenditore di procurarsi un ingiusto profitto pari a circa 260mila euro.

L’operazione ha portato anche alla denuncia dell’amministratore della società per truffa continuata con l’aggravante di averlo commesso nei confronti di un ente pubblico. La somma percepita indebitamente su disposizione del Gip del Tribunale di Taranto, invece, è stata recuperata dai militari della finanza attraverso un sequestro preventivo per equivalente di disponibilità finanziarie intestate all’imprenditore e alla società.

I carabinieri sequestrano a Statte una sala scommesse abusiva, denunciato il titolare

La sala scommesse sequestrata a Statte

Era divenuto fonte di preoccupazione per diverse donne di Statte il centro scommesse sequestrato martedì dai carabinieri della stazione della cittadina. Quotidianamente ai militari arrivavano le segnalazioni e gli appelli: uomini che trascuravano la famiglia e sperperavano i risparmi dilapidandoli in scommesse.

I carabinieri non dopo una serie di verifiche sono intervenuti controllando la sala scommesse Bet 11 28. Ebbene è stato accertato che la società che gestisce l’attività effettuava scommesse sportive sul territorio nazionale con due società estere una in Austria e un’altra a Malta, senza la prevista autorizzazione ministeriale. Il pagamento delle scommesse, inoltre, avveniva in contanti da parte di qualsiasi avventore e non, come dovrebbe essere, con una carta ricaricabile in possesso dei soli soci.

Sequestrati due televisori installati per la visualizzazione delle scommesse, tre computer terminali, sette monitor e tre stampanti, il tutto adibito alla ricezione ed alla stampa delle giocate.

Al centro scommesse sono stati apposti i sigilli ed il titolare, un 50enne di Taranto, già noto alle forze dell’ordine, è stato denunciato per esercizio abusivo di attività di gioco e di scommesse.

La sala scommesse sequestrata a Statte

Finto cieco girava tranquillamente in bici in paese, l’Inps da 35 anni gli dava una pensione di invalidità totale, 53enne denunciato per truffa dai finanzieri

Per l’Inps e lo stato era cieco al 100% da ben 35 anni. In realtà lui, un manduriano di 53 anni, ci vedeva benissimo tanto da passeggiare tranquillamente per le vie cittadine, attraversare gli incroci stradali, districarsi tra le auto in sosta, guardare le vetrine dei negozi e, addirittura, condurre un motociclo.

Il 53enne ripreso mentre va in bicicletta

Sono stati i finanzieri della Tenenza della cittadina messapica a scoprire la truffa messa a punto dall’uomo dal 1977, da quando cioè aveva solo 18 anni. Le immagini girate dalle telecamere posizionate in luoghi strategici proprio dalle Fiamme Gialle lo hanno ripreso addirittura mentre guida una bicicletta con una mano sola, con l’altra, infatti, trasportava un voluminoso pannello di legno.

Da 35 anni, quindi, lo stato gli elargiva mensilmente una pensione come invalido civile. Somme che, secondo i calcoli fatti dai finanzieri, avrebbero permesso all’uomo di accumulare fra il 1999 ed il 2012 ben 180mila euro. il 50enne, quindi, avrebbe percepito intorno ai 1100 euro al mese.

Ma i conteggi non sono ancora finiti: i finanzieri stanno accertando, infatti, a quanto ammontano le somme intascate nei 22 anni precedenti, tra il 1977 ed il 1999.

Il falso cieco assoluto è stato denunciato per truffa aggravata e continuata ai danni dello stato. L’autorità giudiziaria, inoltre, ha disposto il sequestro dei beni immobiliari e delle disponibilità finanziarie del truffatore per un valore congruo a risarcire l’erario.

Sequestrati a Grottaglie 5 videopoker, la Finanza dichiara guerra ai circoli ricreativi fuori legge

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Continua l’azione di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle tarantine sull’intero territorio provinciale, per contrastare l’illecita diffusione di videopoker e l’evasione dell’imposta sugli intrattenimenti.

Nel particolare, i finanzieri di Martina Franca, hanno individuato in un circolo privato di Grottaglie 5 apparecchi videopoker, oltre a 31 euro in denaro contante e circa 700 gettoni del valore di un euro ciascuno.

Gli apparecchi sono stati sequestrati ed il titolare della sala giochi e’ stato denunciato.