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Scontro mortale sulla provinciale 39, perde la vita il pugile massafrese di 20 anni Giandomenico Larato

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Aveva compiuto 20 anni solo un mese prima, Giandomenico Larato. Un pugile dal cuore grande, come lo definivano i suoi compagni di ring, morto lungo la provinciale 39 oggi pomeriggio.
In sella alla sua Yamaha 250, Giandomenico stava lasciando Palagiano probabilmente per ritornare a casa, a Massafra. L’impatto che gli è costato la vita è stato violentissimo, cruento, tanto da portargli via un braccio. La ricostruzione, affidata agli agenti della Polizia Stradale guidati dal dottor Giacomo Mazzotta, parla di uno scontro frontale dopo una curva: forse Giandomenico ha allargato troppo la traiettoria, forse la Kia Sorento guidata da un suo concittadino (illeso) aveva impegnato la carreggiata, il ragazzo è prima finito sul parabrezza del suv per poi essere scaraventato lontano di alcuni metri. Nonostante il tempestivo intervento del 118, Giandomenico è morto sul colpo: è probabile che la netta lesione dell’arto provocata dallo scontro abbia reso impossibile qualsiasi tentativo di rianimazione.
Giandomenico, però, indossava il casco ed aveva una certa dimestichezza con i motori, considerata la sua attività di meccanico in un’officina di Massafra. Ma i motori non erano la sua unica passione. Il ventenne, infatti, era una promessa del pugilato locale. Tesserato presso l’associazione sportiva “Performance” di Massafra, gareggiava nella categoria “Elite III serie”, peso 60 kg. Un autentico campione per i suoi amici, oltre le parole di circostanza dovute a chi muore giovane. Aveva disputato il suo ultimo incontro proprio un giorno prima del suo compleanno, lo scorso 6 luglio a Taranto: aveva perso contro Alessandro Ronzino, l’unico neo nella lista delle cinque gare disputate in carriera.
Aveva iniziato presto, Giandomenico, a tirar pugni: il suo debutto fu una vittoria a novembre dello scorso anno. «Solo dopo due mesi di tecnica – il ricordo pubblicato in tempo reale sul sito della “Performance” – insistette per disputare il suo debutto sul ring vincendo in maniera incontestabile». Un dolore grande per lo sport, per la sua città e per la sua famiglia, che ieri si è precipitata sul luogo della disgrazia sperando che nulla fosse vero.
La salma è stata trasportata all’ospedale “Ss. Annunziata” di Taranto.

Lo “Stefàno bis” debutta in aula, ma è dimezzato. Polemiche e burocrazia per il primo Consiglio Comunale tarantino.

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Una Giunta dimezzata, noiosi burocratismi e polemiche politiche a non finire: in pillole, il primo Consiglio Comunale della seconda era Stefàno.
Mattinata intensa di interventi, ma scarsa di enunciazioni programmatiche, quella vissuta ieri dai 32 consiglieri che decideranno delle sorti della città per i prossimi cinque anni. Il punto più importante, forse, quello appunto legato alle dichiarazioni del sindaco Ippazio Stefàno, è stato rimandato alla prossima seduta. Come la comunicazione della rosa completa di assessori che affiancheranno il pediatra.
Partiamo dalla fine per raccontare l’esordio dello “Stefàno bis” nell’aula consiliare di Palazzo di Città, dal momento in cui il sindaco rieletto ha mostrato i muscoli portando al cospetto del Consiglio una Giunta a metà e la consapevolezza che se i partiti non si decideranno (il Pd prima di chiunque altro) sarà lui a scegliere. La questione è semplice: ci sono nove posti in ballo, tre Stefàno li ha occupati con Francesco Cosa (Sds), Lucia Viafora (Sel) e l’esterna Barbara Scozzi (incarico definito dallo stesso sindaco «a tempo»), altri sei devono essere distribuiti secondo i pesi elettorali. I partiti stentano, però, ad indicare dei nomi. Meglio, domanda e offerta non si incontrano, tanto che tra Pd e sindaco si è aperta una sorta di polemica sommessa che potrebbe portare a conseguenze peggiori.
L’impressione avuta durante la seduta, peró, è che Stefàno potrebbe contare sull’appoggio (condizionato?) almeno di At6, cinque consiglieri buoni per superare il “ricatto” dei pelilliani. La questione, infatti, è tutta lì: l’assessore regionale Michele Pelillo, azionista di maggioranza dei democratici ionici, vorrebbe dettare le condizioni della nuova Giunta, in contrasto con le altre anime del partito, riconducibili al presidente della Provincia Gianni Florido e al deputato Ludovico Vico. Stefàno, per metterlo in difficoltà, durante il dibattito ha indicato tra i papabili proprio un suo fedelissimo, Lucio Lonoce, scatenando una reazione in forma di intervento da parte di Gianni Azzaro (che diventerà capogruppo).
Nei conteggi, infatti, al Pd spetterebbero due assessorati e la presidenza del Consiglio, andata con un voto di larga maggioranza a Piero Bitetti. Resterebbe una casella da assegnare ai democratici, un’altra o due a Sds, e poi una per ogni partito con due consiglieri. Scenario che sarà concreto al più presto, al massimo entro il 23, quando il Consiglio si riunirà per ascoltare le enunciazioni programmatiche di Stefàno.
Che ha giurato, apportando una variazione al testo classico, tutta improntata all’impegno personale e alla necessità di azzerare sprechi e privilegi. Un intervento legato soprattutto a quanto lasciato alle spalle, dissesto economico e morale è stato chiamato, e a quanto bisognerà fare per rispondere alla domanda di lavoro e attenzione sociale che segna la città.
Lo spazio per la discussione politica vera e propria, però, è stato ridotto all’osso da una spinosa questione burocratica. Prima di votare la convalida degli eletti, infatti, il Consiglio ha dovuto sudare parecchio su una presunta questione di ineleggibilità del consigliere di At6 Cosimo Ciraci: membro del CdA dell’Amiu, non avrebbe presentato regolari dimissioni rendendosi appunto ineleggibile.
Per due ore abbondanti la discussione ha messo di fronte tesi decisamente differenti, fino a quando il Consiglio ha votato la convalida per tutti, dando a Ciraci dieci giorni di tempo per presentare controdeduzioni valide per confermare invece la sua eleggibilità.
Pochi interventi, quindi, legati alle parole di Stefàno. L’ambientalista Angelo Bonelli e Dante Capriulo hanno abbozzato una critica, soprattutto riguardo all’assenza di una Giunta completa. Ma i problemi veri, soprattutto per il primo, sono legati alla frattura con il collega di coalizione Mario Laruccia, che ha preferito costituire un gruppo indipendente.
Per la cronaca, infine, bisogna registrare l’elezione di Adriano Tribbia (At6) a vicepresidente del Consiglio.

Vincenzo Cesareo eletto nuovo presidente di Confindustria Taranto: «Rinnoviamoci nella continuità»

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L’entusiasmo era tale nella saletta Monfredi della Camera di Commercio, ieri pomeriggio, che anche l’approvazione del bilancio di Confindustria è avvenuta per acclamazione, così come era stato pochi minuti prima per l’elezione del suo nuovo presidente Vincenzo Cesareo.
Dopo sette anni e due mandati, quindi, l’associazione degli industriali ionici ha lasciato “libero” Luigi Sportelli, operando comunque una scelta di continuità: la squadra di Cesareo, infatti, ricalca quella del suo predecessore. È per questo, probabilmente, che l’assemblea dei soci riunita ieri sotto la guida del presidente regionale di Confindustria Angelo Bozzetto non ha avuto difficoltà a ratificare il passaggio di consegne.
Certo, rispetto a qualche anno fa Cesareo dovrà fare i conti con un mutato assetto economico. Una consapevolezza già apparsa chiaramente nelle parole della lunga relazione del nuovo presidente, tutta incentrata sulla sfida dello sviluppo. Prima di quelle parole, peró, sono arrivati i complimenti del presidente uscente, fermato solo da un sussulto di commozione («Sette anni sono lunghi!», ha detto guardando il braccio destro Francesco Murgino): «Cesareo è stato capace di emergere dalla mischia, mostrando una genuina volontà di fare». Scontati i ringraziamenti per tutti i collaboratori, come la promessa di rimanere vicino all’associazione: «La continuità è diventata un valore in Confindustria».
Appunto, la continuità che si rinnova attraverso alcune idee interessanti. La prima citata da Cesareo è stata quella del laboratorio di idee, un “think tank” per dirla all’americana «nel quale convogliare e sviluppare, grazie all’azione di un comitato tecnico scientifico, i contributi intellettuali ed operativi di tutti». La prima sfida? Unire gli sforzi delle piccole e medie imprese locali con quelle di questo laboratorio per brevettare «un processo virtuoso di sviluppo di tecnologie per la gestione degli inquinanti in grado di coniugare i livelli di produttività della grande industria e la salvaguardia della salute pubblica». Un’attenzione che è anche nei fatti, se tra i vicepresidenti ci sono i vertici di Eni e Appia Energy Giancarlo Guarrata e Antonio Albanese.
Dal messaggio agli ambientalisti a quello per gli amministratori pubblici il passo è breve, ma con un piglio diverso: «La politica deve adeguarsi ai tempi dell’imprenditoria». Un primo passo potrebbe essere quello di trasformare Taranto in una zona a “burocrazia zero”, e non bastarebbe: «Le imprese hanno bisogno di partners, non solo la Pubblica Amministrazione ma anche i sindacati, la politica e le altre associazioni, che facciano “lobby” attorno agli interessi del territorio».
Le linee di azione più significative tra le tante elencate dal nuovo presidente all’assemblea sono apparse quelle indirizzate verso l’internazionalizzazione del tessuto produttivo e un allentamento della stretta del credito, con un accento verso la logistica e la nautica in particolare: «Taranto – ha detto anche da ex presidente di Assonautica – deve tornare ad essere città “di mare” e non “sul mare”!».
Dopo l’acclamazione Cesareo ha salutato l’assemblea circondato dalla sua squadra (oltre i due vicepresidenti già citati c’erano Emanuele Di Palma, Antonio Marinaro, Domenico Nardelli, Massimo Di Giuseppe e Paolo Campagna, più i consiglieri delegati), utilizzando un simpatico «io speriamo che me la cavo» di buon auspicio.

“Viaggi nella Terra di Mezzo”, uno “slow tour” nell’antica Messapia per riscoprirne i tesori

Prima di Tolkien, ci erano arrivati i Messapi.
“Viaggi nella terra di mezzo” è, infatti, il nome di un progetto finanziato dalla Fondazione con il Sud che è stato presentato anche in provincia di Taranto. Partita lo scorso 21 febbraio a Lecce, l’iniziativa è in un’avanzata fase di test con la quale gli ideatori stanno valutando la spendibilità dell’idea progettuale.
Ieri mattina, nell’ex sala giunta della Provincia, i referenti hanno spiegato alla stampa i dettagli del progetto, che si propone di promuovere e tutelare il ricco patrimonio messapico che definisce il legame storico e artistico tra i territori di Taranto, Brindisi e Lecce. Capofila dell’intervento è la Fondazione Moschettini, accompagnata da ormai 80 partners destinati ad aumentare proprio in virtù dell’architettura della rete.
Una parola che definisce completamente il progetto, costruito sull’obiettivo di coinvolgere le forze sociali del territorio. Come spiegato durante l’incontro di ieri, infatti, questa iniziativa non è destinata alla semplice compilazione di itinerari turistici, ma attraverso un corso di formazione (le domande scadono lunedì 18, bando e informazioni sul sito http://www.visitmessapia.it) intende coinvolgere portatori di interessi specifici, categorie disagiate, ex detenuti e disabili.
“Viaggi nella terra di mezzo” ha superato la concorrenza di altri 180 progetti, ottenendo un finanziamento di 420mila euro. La Provincia di Taranto, come spiegato dagli assessori Giovanni Longo e Umberto Lanzo, titolari delle deleghe a Turismo e Sport e presenti alla conferenza stampa di ieri, ha deciso di diventarne partner per il suo alto valore promozionale e per l’opportunità di creare nuove figure professionali.
Terra di mezzo, infatti, era il nome dato alla Messapia dagli antichi greci. Mettendo in rete le raltà museali di questo territorio, i mezzi di trasporto “lenti” come treni, bus e biciclette, i laboratori urbani e le associazioni del terzo settore, il progetto propone una nuova visione del Salento, più fruibile e godibile. Un esempio l’utilizzo delle carrozze d’epoca dell’Aisaf per ammirare la campagna messapica, o i bus per disabili del Ctp ionico (rappresentato ieri dal presidente Giovanni D’Auria). Senza dimenticare le rotaie messe a disposizione dalle Ferrovie del Sud Est.
Come spiegato dal progettista Mauro Quarta, dal referente tarantino Gianpaolo Pisconti e dal presidente della Fondazione Moschettini Luigi Del Prete, “Viaggi nella terra di mezzo” ha ampiamente superato i primi test rappresentati da quattro itinerari, che sono serviti anche a valutare il livello dei servizi nei vari musei o parchi archeologici.

Tensione su Equitalia, la proposta del prefetto di Taranto: «Lavoriamo insieme per lenire il conflitto sociale»

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Troppe tensioni intorno ad Equitalia, nelle ultime settimane.
Così tante che il prefetto di Taranto, Claudio Sammartino, ha ritenuto opportuno mettere intorno ad un tavolo i rappresentanti delle istituzioni locali, delle associazioni di categoria e dei consumatori, i sindacati e le forze dell’ordine, per scovare una strategia buona per raffreddare il clima. Dopo gli attentati in tutta Italia, e dopo il blocco della sede ionica operato dai Cobas la scorsa settimana, infatti, il massimo rappresentante istituzionale della provincia ha deciso di coinvolgere chiunque abbia relazioni con la società di riscossione «per tentare di lenire il conflitto sociale in atto».
A ricordare quanto quel conflitto fosse vivo, ieri mattina ai piedi della Prefettura, c’erano proprio i rappresentanti dei Cobas. Nessuno scontro, ma una promessa urlata a gran voce, dopo il rifiuto di Sammartino a riceverne una delegazione: «Se il prefetto non ci incontrerà, mercoledì bloccheremo di nuovo Equitalia».
Alle minacce Sammartino ha preferito opporre un lavoro di ricucitura di tutte le parti sociali: «Se riusciamo a costituire una rete di relazioni – ha spiegato – affronteremo meglio le situazioni più difficili». Che concretamente significa intensificare il lavoro di informazione.
Le strade per alleggerire il peso degli accertamenti, infatti, esistono. Anche se i rappresentanti di Equitalia (il direttore regionale Alessandro Migliaccio e quello provinciale Fernando Prò) hanno dichiarato da subito di non poter non fare due cose: applicare la legge e gli interessi di mora. Una risposta alle tante sollecitazioni arrivate soprattutto dalle associazioni dei consumatori, che tengono il polso della disperazione di chi non ce la fa a pagare.
Tornando alle soluzioni, Sammartino ne ha dettata una di carattere generale: rafforzare il rapporto tra le istituzioni. «Solo in questo modo potremo dare risposte a cittadini che vivono nella disperazione – ha spiegato il prefetto – cercando di non abbandonarli alla loro solitudine». Quella stessa solitudine che, secondo il rappresentante istituzionale, finisce per «ampliare la zona grigia dell’usura, che potrebbe diventare endemica». La reazione di chi è disperato, infatti, non è solo il suicidio (e la cronaca a torto e ragione ne sta parlando) ma anche il ricorso a mezzi compromettenti dal punto di vista della legalità: «Ecco perché a questo tavolo abbiamo invitato anche le forze dell’ordine».
Praticamente questo impegno si traduce nel ridurre le distanze tra Equitalia e contribuenti. Alcune associazioni, come Casartigiani, hanno portato ad esempio la loro positiva esperienza di collaborazione con l’agenzia di riscossione: «Abbiamo uno sportello on line – ha spiegato la responsabile Domenica Annichiarico – e fino ad oggi non ci sono stati problemi». Poi ci sono gli sportelli informativi già attivi a Martina, Manduria e Ginosa, più uno di prossima apertura a Massafra. Ed infine, le agevolazioni rappresentate dalle rateizzazioni.
Le novità, invece, sono il rafforzamento dello Sportello d’Ascolto della sede ionica di Equitalia, che presto sarà implementato con uno Sportello Amico. A monte di tutto questo, però, il direttore regionale ha posto una sorta di regola aurea per lenire i conflitti: «Solo usando il buon senso potremo anche applicare le ferree leggi, che fa il Parlamento, in maniera più umana».
Intanto, questa prima riunione ha gettato le basi per un lavoro che si specializzerà in futuro per individuare tutte le aree di sofferenza del tessuto economico locale. A partire dalla stretta del credito, fino ai difficili rapporti tra Inps, Inail ed aziende, che messe alla corda innescano un processo di decadimento che arriva ai lavoratori e alle loro famiglie.
In questo senso, il prefetto Sammartino ha voluto coinvolgere anche la Chiesa, attraverso la Caritas diocesana di Taranto e Castellaneta: «Se l’informazione per alimentare il canale di collegamento con Equitalia non dovesse bastare – ha spiegato – resta come estrema soluzione la rete della solidarietà. Ma noi non ci arrendiamo».

Ilva Taranto, le proposte di Fiom e Cgil per la riapertura dell’Aia

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Fiom e Cgil, insieme, questa volta vorrebbero contare di più.
La riapertura dell’Aia per l’Ilva, infatti, è l’occasione per dire la propria sul modello di ambientalizzazione del colosso siderurgico ionico. E il sindacato, anche nella sua declinazione metallurgica, ha preferito farlo attraverso il parere di tecnici del settore.
Quali sono gli interventi che Cgil e Fiom vorrebbero fossero inseriti nella nuova procedura di autorizzazione integrata ambientale? Lo hanno detto ieri mattina i vertici delle due sigle, riuniti in conferenza stampa nella sede della federazione provinciale. C’erano il segretario provinciale della Cgil Luigi D’Isabella, il suo omologo della Fiom (di fresca elezione) Doanto Stefanelli, ed il coordinatore nazionale per la siderurgia dei metallurgici, Vittorio Bardi.
C’era anche l’ingegner Domenico Capodilupo, l’esperto incaricato di indicare le proposte che il sindacato intende fare al tavolo dell’Aia. Seguendo quanto detto durante il tavolo regionale cui partecipò anche il ministro Corrado Clini, sono due gli indicatori di sofferenza ambientale su cui la Fiom si sta concentrando: la riduzione delle emissioni diffuse prodotte dalla movimentazione dei materiali (parchi minerari e nastri trasportatori) ed il contenimento di quelle derivate dalle lavorazioni dell’impianto di agglomerazione. Prima di scendere nel dettaglio, i segretari hanno spiegato il punto di vista del sindacato rispetto al tema dell’ambientalizzazione.
«Chi pensa di chiudere le acciaierie – ha esordito Stefanelli senza mezzi termini – indirettamente dice che l’Italia dovrà approvvigionarsi di metallo all’estero. Taranto, invece, deve puntare alla produzione di qualità». Insomma, se le grandi multinazionali dismettono gli impianti in Europa per produrre a costi inferiori altrove, l’acciaio italiano deve essere appetibile sotto altri aspetti. Anche perché produrlo è ancora redditizio: come ha spiegato Bardi riportando quanto detto durante un recente incontro di Federacciai, i dati di produzione del primo trimestre 2012 sono positivi, nonostante lo scenario di crisi.
Certo, il nodo dell’ambientalizzazione non è da sottovalutare. Produrre qualità inquinando, infatti non è accettabile. Ecco perché Fiom e Cgil hanno chiesto di essere ascoltati per la riapertura dell’Aia, «per inaugurare un confronto che porti all’applicazione costante delle migliori tecnologie disponibili». «Invece non capiamo – ha poi aggiunto D’Isabella – l’atteggiamento dell’Ilva che ha presentato ricorso al Tar. Perché questa è un’occasione per l’azienda, potrebbe già da ora applicare quegli accorgimenti previsti a livello europeo».
Si tratta di due famose sigle, Bat e Bref, che indicano quanto di meglio c’è sul mercato per abbattere determinati inquinanti. Tornando all’aspetto tecnico, l’ingegner Capodilupo ha parlato di due interventi, l’installazione di cannoni “dry fog”, letteralmente “nebbia secca”, nei punti di dispersione delle polveri sottili (risultati buoni sono stati ottenuti con i Pm 10 e anche con i Pm 5), e l’introduzione di filtri a manica a valle degli elettrofiltri nell’impianto di agglomerazione. Con i primi si otterrebbe il risultato di ingabbiare in acqua spruzzata a velocità supersonica le particelle volatili (anche se poi una volta stoccate dovrebbero essere comunque protette da film), con i secondi si abbatterebbe la concentrazione di inquinanti ben al di sotto di quanto indicato da Aia e norme europee.
Queste proposte saranno, inoltre, il punto di partenza di un convegno annunciato ieri da Fiom e Cgil, che dovrebbe tenersi entro l’estate. Si tratta di un momento di riflessione dal respiro internazionale, nel quale confrontarsi con realtà straniere che hanno ottenuto sensibili risultati e con chiunque, Ilva e autorità ecclesiastiche comprese (l’arcivescovado ionico ha già lanciato l’idea di un altro convegno). «Noi siamo per un industria avanzata anche nel campo del rispetto dell’ambiente – ha concluso D’Isabella – obiettivo possibile anche grazie a quel patrimonio di professionalità che sono i tecnici che ogni giorno lavorano nello stabilimento. Passatemi la battuta: ne sanno molto più loro di tanti scienziati autoproclamatisi».

Strade più sicure in provincia di Taranto, entro l’estate aperti 19 cantieri

Provincia di Taranto

Fino ad oggi la Provincia ha rifatto 400 km dei 1400 che compongono l’intricata rete stradale di competenza.
Con l’arrivo di altri 11 milioni di euro, fondi riconducibili alla legge regionale 112 del ’98 (che regolamenta il trasferimento delle strade dall’Anas agli enti territoriali), in via Anfiteatro contano di dare una poderosa spinta al processo di ammodernamento delle provinciali, con un obiettivo dichiarato: aumentarne i margini di sicurezza. Ieri, il presidente Gianni Florido ed il suo vice con delega ai Lavori Pubblici Costanzo Carrieri hanno spiegato alla stampa i termini di questo progetto, evocativamente chiamato “Strade facendo”, che si compone di 19 interventi spalmati sull’intero territorio.
Immaginare strade più sicure, tra l’altro, ha permesso alla Provincia di ottenere più risorse: «La legge 112 assegnava i fondi in base ad un calcolo kilometrico – ha spiegato Florido –, a noi sarebbero spettati poco più di 5,5 milioni di euro. Siamo riusciti a “strapparne” di più proprio perché abbiamo dimostrato che i nostri interventi miravano alla sicurezza». Un risultato che in tempi di tagli suona come un’autentica conquista: «In questi anni non abbiamo aumentato la pressione fiscale – ha aggiunto il presidente – pur avendone la possibilità. Abbiamo rinunciato a 4,5 milioni di euro che ci sarebbero pervenuti dall’aliquota sulle assicurazioni proprio per non gravare su contribuenti già tartassati. Eppure, abbiamo fatto investimenti per le strade, dal 2004, pari a 170 milioni di euro. Senza contare gli interventi per le scuole, altri 53 milioni».
Insomma, la Provincia in questi anni è stata una delle stazioni appaltanti più attive nel territorio. Certo, non sempre gli interventi sono di semplice percezione, e soprattutto non esaudiscono interamente la domanda di ammodernamento del patrimonio dell’ente. Per fare un esempio, infatti, secondo Florido per adeguare tutte le scuole agli standards di sicurezza richiesti dalle normative vigenti, servirebbero 40 milioni di euro. Che non ci sono.
La consolazione è che almeno per le strade la situazione va nettamente migliorando: «Da una relazione del comitato per la sicurezza presieduto dalla Polstrada – ha spiegato Carrieri – è emerso che tutti i vecchi punti di “blackout” della rete stradale sono stati risolti. Si tratta di una vittoria per il territorio e, lasciatemelo dire, per la Provincia: abbiamo fatto notevoli sacrifici per rastrellare fondi da tutti i capitoli, cogliendo anche tutte le opportunità che ci dava la legge».
Tutti gli interventi sono nella fase progettuale, alcuni già al termine. Entro l’estate, secondo Florido, i cantieri saranno inaugurati con cadenza quasi settimanale. «I progetti sono curati dagli uffici di via Anfiteatro – ha inoltre aggiunto Carrieri – e da tecnici esterni individuati tramite gara».
Su tutti va segnalato il progetto che riguarda la Circummarpiccolo, 3,5 milioni per il primo stralcio che permetterà di contenere lo smottamento della collina che ha provocato la chiusura di un’arteria di vitale importanza per la decompressione del traffico in entrata a Taranto.

Aziende e disoccupati si incontrano con le “borse lavoro” della Provincia di Taranto

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200 nuove “borse lavoro” sono il contributo della Provincia di Taranto al tentativo di arginare il dilagante fenomeno della disoccupazione.
Lo strumento è finanziato dall’Ue, fa incontrare aziende e lavoratori, e ha già dato ottimi risultati per le sue prime edizioni (i primi assegnatari, 50, stanno iniziando in questo periodo mentre per altri 150 sono in corso le selezioni). Ieri in conferenza stampa, appunto, il presidente dell’ente di via Anfiteatro Gianni Florido e l’assessore al Lavoro Luciano De Gregorio hanno annunciato il nuovo bando che scadrà il prossimo 15 maggio.
Si tratta di altre 200 “borse lavoro” (in totale, quindi, ne saranno state finanziate 400), 50 delle quali destinate a giovani laureati. «Abbiamo fatto uno sforzo per tutelare anche l’altra fascia debole del mercato del lavoro – ha spiegato Florido – innalzando l’età per partecipare al bando fino ai 50 anni».
Le “borse lavoro” durano 6 mesi e funzionano in maniera semplice: le aziende (fino ad oggi più di 50 quelle coinvolte, ma c’è ancora possibilità di partecipare) manifestano il loro interesse comunicando i profili professionali di cui hanno bisogno, subito dopo si individuano le candidature idonee a soddisfare le specifiche richieste. Se qualche azienda decide di confermare l’assunzione, scattano anche degli sgravi fiscali.
La partecipazione, come detto, è aperta fino al 15 maggio: «Ma vogliamo essere chiari – ha aggiunto il presidente della Provincia – nel dire che abbiamo dovuto fare il bando in questo periodo solo perché altrimenti avremmo perso le risorse. Lo specifico affinché nessuno pensi che la Provincia utilizzi impropriamente le “borse lavoro”». Insomma, nessun fine elettorale dietro questa operazione, che sarà “congelata” fino a dopo il ballottaggio: le selezioni, infatti, partiranno probabilmente dopo il 21 maggio.
Per De Gregorio, che ha dichiarato di «aver preso un treno in corsa (l’assessorato al Lavoro. Ndr) modificando nella sostanza la concezione stessa dell’attività formativa», si tratta di un obiettivo importante raggiunto con la collaborazione di tutto il settore (alla conferenza stampa di ieri c’era anche il dirigente Raffaele Borgia), «un fatto straordinario per la nostra città perché nessuno si era mai cimentato con questi strumenti». E soprattutto, ha poi aggiunto Florido, «non avevamo mai legato l’attività formativa alle esigenze del mercato del lavoro».
In questo senso vanno anche altre iniziative predisposte dall’assessorato, cui si è fatto cenno ieri. A partire dai corsi di formazione, gran parte dei quali saranno “tagliati” per profili professionali legati allo sviluppo della logistica (presto un incontro tra Provincia, sindacati e Autorità Portuale), fino al sostegno dei lavoratori in mobilità per i quali sono stati impegnati più di 2 milioni di euro.

L’ex sindaco di Manduria Tommasino consegna un dossier al prefetto di Taranto: «Atti trasparenti, nessuna infiltrazione mafiosa durante il mio mandato»

Dopo le dimissioni dello scorso 16 marzo, Paolo Tommasino sceglie la via della chiarezza.
Terminata volontariamente la sua esperienza di sindaco a Manduria, il medico ha mantenuto fede alla promessa fatta all’indomani della rinuncia portando in Prefettura un nutrito dossier sull’attività svolta alla guida della Giunta di centrodestra, per fugare ogni dubbio su trasparenza e connivenze.
Le dimissioni di Tommasino, infatti, sono arrivate insieme alle indagini che hanno sgominato un clan facente capo all’ex boss Vincenzo Stranieri, indagini che avevano adombrato il comune messapico. Si parlava di infiltrazioni mafiose, di amicizie pericolose degli amministratori, e Tommasino preferì rinunciare piuttosto che «essere confuso con il malaffare», come ha detto uscendo dall’incontro con il prefetto di Taranto Claudio Sammartino.
«Questo atto rappresenta la mia volontà di essere parte attiva nelle indagini in corso – ha spiegato Tommasino riferendosi alle attività della commissione nominata dal Viminale per effettuare un’ispezione antimafia nel comune – ma anche la necessità di lanciare un messaggio chiaro a tutti e dire da che parte sto».
L’ex sindaco di Manduria, ai microfoni di varie emittenti locali, ha smentito l’esistenza di infiltrazioni spiegando come l’attività amministrativa si sia sempre improntata alla massima trasparenza: «Ho cercato dal primo giorno di dimostrare che la mia amministrazione ha guardato sempre con grande attenzione al problema delle infiltrazioni – ha aggiunto Tommasino –. Solo per citare un esempio che è contenuto nel dossier consegnato al prefetto, va ricordata l’attività svolta per la discarica abbandonata di “Li Cicci”. Se poi ci sono state delle mele marce saranno loro a pagare, perché a me interessa solo dimostrare che ci sono invece molte mele buone».
Le indagini in corso, quindi, secondo Tommasino sono in piena sintonia con quanto avrebbe voluto fare. Le dimissioni, di conseguenza, non sono legate a problemi di natura politica: «Il mio intento era quello di creare un governo tecnico con tutte le forze in campo, dimostrando che c’è chi può fare la differenza. Non è stato possibile, purtroppo, ma nessuno potrà dire che il mio sia stato un atto di codardia».

L’ex segretario Cisl Sergio D’Antoni a Taranto: «Ambiente e lavoro vanno conciliati»

Sergio D’Antoni, segretario della Cisl negli anni ’90 ed oggi deputato del Pd, si è sempre definito uomo di concertazione.
A Taranto per sostenere i democratici, il politico siciliano ha confermato questa sua vocazione parlando del tema che sta segnando la campagna elettorale, il rapporto tra ambiente e lavoro: «Vanno conciliati – ha spiegato – perché non c’è verità assoluta, i fondamentalismi non portano da nessuna parte». Insomma, è evidente come l’ex segretario non abbia perso lo spirito del sindacalista nonostante la militanza politica abbia ormai superato il decennio.
Gli anni alla guida del sindacato furono gli stessi durante i quali Gianni Florido e Ludovico Vico ricoprirono il ruolo di segretario provinciale rispettivamente di Cisl e Cgil. Ritrovandosi ieri mattina nell’ex sala Giunta di via Anfiteatro, è stato inevitabile l’amarcord tra D’Antoni, il presidente della Provincia ed il deputato Pd.
Ricordi legati alla lotta in difesa del lavoro, naturalmente, tema ricorrente anche oggi: «L’Italia si è fermata perché sono state abbandonate le zone deboli – ha commentato D’Antoni –, ma è da lì che dobbiamo ripartire». Sperimentando lo strumento del credito d’imposta, ha spiegato, anche per aumentare la platea dei lavoratori.
Sulla situazione politica, poi, l’ex segretario Cisl da meridionalista convinto non ha esitato: «Ci stiamo liberando di chi ha remato contro le ragioni del Sud». Cenno nemmeno tanto velato alla Lega e alla bufera giudiziaria che la sta travolgendo. Sulle prospettive, invece, parole chiare: «Si vota nel 2013 e la politica tornerà ad essere protagonista. Un ruolo che comunque non è mai stato abbandonato, perché in questo frangente è stato deciso di comune accordo politico per un Governo dalla forte connotazione tecnica».
Per quel che riguarda l’economia, invece, D’Antoni ha espresso sentimenti di speranza e tornando a parlare del “caso Taranto” ha detto: «Bisogna salvaguardare un patrimonio industriale che altrimenti andrebbe perso. Ci sono le tecnologie per farlo, basta applicarle».